I giochi della tradizione popolare
I giochi popolari di una volta sorprendono, incuriosiscono, catturano, ammaliano, divertono, informano, ma soprattutto educano e promuovono vecchie e nuove modalità per entrare in relazione, favorendo l’inclusione sociale.
Essi si caratterizzano infatti per la loro immediatezza, per la facile comprensione delle loro regole e del funzionamento, evitando ogni genere di discriminazione intellettiva, culturale, di genere od età; anche le abilità fisiche richieste non prevedono un lungo percorso di apprendimento, dunque favoriscono un coinvolgimento immediato.
Giochi che tutti possono svolgere, semplicemente ripetibili, di gruppo o individuali, che aggregano e divertono, giochi privi di trucchi, espressione del clima gioioso che si accompagna ad una festa paesana, che esprimono un forte senso di appartenenza e di identificazione con abitudini, luoghi e ricorrenze della cittadinanza. È inoltre certamente un segno di maturità civile ricordare il passato di un territorio attraverso fatti, storie, personaggi; tanto più, poi, se la memoria storica contribuisce a favorire una maggiore integrazione socio-culturale, attraverso la collaborazione che nasce tra i cittadini nella sua trasmissione e nella rielaborazione in nuove chiavi.
Il gioco popolare di una volta aveva, e può avere ancor oggi, un alto valore evolutivo, poiché era strutturato su di un patrimonio valoriale (lealtà, prodezza, rispetto delle regole, fedeltà, coraggio, tenacia, fairplay) e dunque ben si presta quale dispositivo didattico, pedagogico-formativo per l’educazione alla cittadinanza attiva, alla convivenza civile e al rispetto dell’altro. Questo permette a tanti genitori di soddisfare i desideri ludici dei propri figli, ma certamente anche i propri; desideri questi finalmente più vicini e capaci di dialogare, perché privi delle barriere generazionali che tecnologie e divario digitale hanno posto da tempo fra genitori e figli.
E ora…scopri i nostri giochi…
… e le nostre iniziative!
Gli sport minori
Sono discipline che non godono dello spazio e degli investimenti che riceve invece il calcio, soprattutto, e pochi altri fortunati (basket, pallavolo, tennis). Meno risorse e meno spazi nei media, ma pari dignità. Potremmo chiamarli fratelli minori, ma guai a diminuirne il valore. Alcune di questi hanno la fortuna di poter sfruttare la vetrina olimpica, ogni 4 anni. Altri non hanno neppure l’opportunità a cinque cerchi. Rimangono così confinati nei propri ristretti ambiti. Solo un seguito di appassionati e tanta passione li tiene in vita. Nulla di strano; l’essenza dello sport dovrebbe essere slegata da meri interessi commerciali, ma dovrebbe basarsi solo sulla passione. Discorso giusto, ma inapplicabile. Per le strutture, i ferri del mestiere, gli allenamenti e tutto quanto ruota intorno allo sport servono anche risorse. Perché la passione non può coprire tutto. Fare una lista degli “sport minori” è pressoché impossibile. Sarebbe sterminata e comunque mai completa. Alcuni sono nati dall’unione di discipline preesistenti. È il caso del beach volley o del beach soccer che negli ultimi anni stanno guadagnando consensi e praticanti.
Altri invece hanno riscoperto e attualizzato sport dalle origini antiche. La lotta ad esempio era già praticata nell’antichità e costituiva una delle discipline delle Olimpiadi nell’antica Grecia. Il calcio in costume, anche definito calcio fiorentino, è da molti ritenuto l’antenato del calcio e del rugby*. Così come molti giochi sportivi di lancio, quelli di cui la nostra associazione è maggiormente appassionata e per cui è meglio attrezzata: il frisbee, il boomerang, il vortex.
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